QUALITA’, NON UNA SCELTA SLOW MA UN DOVERE ETICO
NON UNA SCELTA SLOW, UN DOVERE ETICO
L’intelligenza è capacità di adattarsi e di scegliere.Mai come in questo momento la nostra vita è costellata di offerte continue e occasioni di scelta infinite, impensabili fino a qualche decennio fa.Fino agli anni ’60, la spesa alimentare incideva nella spese complessiva delle famiglie per il 70% e oltre. Moltissime famiglie si concedevano il lusso della carne poche volte l’anno.Oggi l’offerta di prodotti eno-gastronomici è sterminata. Il biologico è l’unico settore che in Italia cresce a ritmi altissimi. La domanda aumenta e i prezzi si abbassano. Ma comprare biologico non basta. La provenienza e la stagionalità dei prodotti sono ancora più importanti.
Io credo che, per la maggior parte della popolazione, l’acquisto di prodotti di qualità non dev’essere un vezzo o un capriccio da buongustai.
Dev'essere affrontata come un dovere etico nei confronti delle migliaia di persone che lavorano con passione e fatica ogni giorno per offrirci il meglio.
Dobbiamo capire che siamo il Paese con la miglior produzione al mondo e che dietro ogni prodotto c’ è una storia.
E ci sono delle persone. Persone che nel nostro Paese stanno recuperando antiche produzioni o vecchi vigneti autoctoni abbandonati dai padri perché poco produttivi e ora riportati all’antico splendore.
Centinaia, migliaia di piccole realtà di altissima qualità che rendono unico il nostro paese.
Queste persone vanno premiate! Non ci sono scuse: in qualsiasi supermercato troviamo moltissimi ottimi prodotti (es. certificati dalla DOP) e i prezzi non sono proibitivi. Anzi a volte conviene, soprattutto se si acquista a KM0 o via internet. Il mezzo più tecnologico e fast è il miglior amico dei prodotti slow.
IL POMODORO CORBARINO
Il primo esempio a cui penso viene dalla Campania, una regione che Plinio il Vecchio chiamava Campania Felix proprio a sottolinearne la fertilità.
Una regione complessa, splendida, dalle produzioni vinicole e alimentari eccellenti.
La regione che ci ha regalato una cucina incredibile apprezzata in tutto il mondo ma che deve affrontare gravissimi problemi dovuti all’ attività criminale che inquina i terreni e perseguita chi lavora onestamente. Il protagonista di questa bellissima storia è il Pomodoro Corbarino.Corbara è un antico paese sui Monti Lattari in provincia di Salerno.
Il suo pomodoro ha origini antiche e viene coltivato in maniera tradizionale senza irrigazione.
Cresce infatti in collina su terreni vulcanici dove l’unica acqua disponibile è quella piovana. Nel periodo di raccolta le foglie sono secche, il fusto disidratato, quasi che la pianta si sacrifichi per dare al frutto tutta l’umidità disponibile. Il risultato è un frutto piccolo, ricchissimo di sali minerali, con una concentrazione di sapore straordinaria; un prodotto unico per dolcezza e bassa acidità.
C’è una storia di passione ma soprattutto di fatica dietro la riscoperta del Corbarino. Questo prodotto era pressochè estinto perché scarsamente remunerativo per la taglia ridotta e per il raccolto a mano, compreso il trasporto delle casse a spalla lungo i sentieri. La grande distribuzione pagava pochissimo e quindi non conveniva più raccoglierlo.
Dieci anni fa Carlo D’Amato fonda l’ azienda Sapori di Corbara e inizia il recupero delle coltivazioni con l’ aiuto dei contadini locali. Il successo è immediato e la commercializzazione diretta tramite internet concede all’azienda la totale autonomia nelle scelte di mercato. In dieci anni la produzione passa da 40 a 4000 quintali di prodotto.Carlo Petrini, fondatore di Slow Food dice:
“Ho bisogno di conoscere la storia di un alimento. Devo sapere da dove viene. Devo immaginarmi le mani che hanno coltivato, lavorato e cotto ciò che mangio.”
Se ce lo chiedessimo tutti, un mondo etico sarebbe a portata di mano.
Francesco Chiavacci Lago